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martedì 17 gennaio 2017

UNA GRANDE SETTIMANA DI TEATRO A SULMONA CON L’ASSOCIAZIONE CULTURALE CLASSEMISTA

SULMONA - Una grande settimana di teatro a Sulmona con l’Associazione Culturale ClasseMista in collaborazione con l’Amministrazione Comunale di Sulmona, in ACS (Abruzzo Circuito Spettacoli), Cooperativa Nuovi Orizzonti Sociali.Si inizierà domenica 29 gennaio con una rassegna di spettacoli teatrali per ragazzi al Teatro Pacifico, per proseguire venerdì con uno spettacolo particolarmente atteso sul tema dei migranti (L’ultimo viaggio del capitano già rinviato a causa delle condizioni del tempo) per proseguire poi con l’inizio di un importante progetto sulle Metamorfosi di Ovidio
celebrazioni per il bimillenario della morte di Ovidio.


L’Amministrazione Comunale di Sulmona, in collaborazione con ACS e Cooperativa Nuovi Orizzonti Sociali, nell’ambito della programmazione di prosa della Città, ha il piacere di proporre, in quattro domeniche, quattro spettacoli divertenti e coinvolgenti portati in scena dalle Compagnie principali del panorama regionale di teatro ragazzi presso il TEATRO PACIFICO – Sulmona. Gli spettacoli sono dedicati a tutte le età e hanno come intento quello di avvicinare le famiglie e i piccoli spettatori ad un teatro autentico, fatto di persone e non di effetti speciali. La Rassegna avrà inizio Domenica 29 gennaio ore 17,30 con una spettacolo prodotto dal TSA Teatro Stabile d’Abruzzo con la compagnie IL VOLO DEL COLEOTTERO di Avezzano che presenterà lo spettacolo “Fame di pane”.


“Fame di pane”

Spettacolo teatrale e musicale originale con due attori e un forno

con Francesco Sportelli e Alessia Tabacco

Regia Mario Fracassi

Acqua, sale, farina e lievito quattro elementi naturali e fondamentali per costruire un alimento antico e genuino, portatore di simboli e significati che appartengono a tutte le culture: il pane.

Tino e Rosetta due panettieri buffi e strampalati, conducono i piccoli spettatori in un percorso di storie e leggende sul pane. Come è nato il primo pane? Con quanti semi diversi si può fare il pane?

Che cos’è la lievitazione? Perché il pane è così buono?

http://www.lopinionista.it/notizie/wp-content/uploads/2016/07/teatro-Fame-di-pane.jpgLe risposte a queste ed altre domande si snocciolano durante lo spettacolo attraverso le storie, le musiche e le canzoni originali.

Uno spettacolo che non sarà solo immaginato e raccontato, durante la narrazione verranno coinvolti tutti i sensi: il pane prenderà forma, odore e sapore!

Lo spettacolo può rappresentare un’occasione per sviluppare un percorso di educazione alimentare, per affrontare le tematiche legate al pane dal punto di vista interculturale e generazionale.

Si tratta di un modo giocoso per parlare di un cibo che tutti conosciamo, che sta alla base dell’alimentazione, per scoprire come si fa il pane, oggi, nei laboratori dei fornai, nella panetteria sotto casa e anche in casa.

Servono ancora terra, acqua, aria, fuoco, tempo e gesti delle mani?

Lo spettacolo è pensato per i bambini ma coinvolge anche le famiglie ed è liberamente tratto dal testo “Fame di pane” di Giusi Quarenghi.



La  rassegna proseguirà domenica 12 febbaraio alle 17.30 con lo spettacolo “A che ora arriva l’arca di Noè”, il 12 Marzo in scena Biancaneve e i sette nani con i Guardiani dell’Oca, mentre ultimo spettacolo in programma con “Il vestito dell’Imperatore” con il Teatrabile (ore 17.30).



Venerdì 3 Febbraio

TEATRO PACIFICO – SULMONA

IL RACCONTO DEl

 “L’ULTIMO VIAGGIO DEL CAPITANO”

Uno spettacolo - laboratorio prodotto in collaborazione con il CVM



con

Alessia Tabacco, Francesco Sportelli, Roberto Mascioletti, Martina Di Genova, Eleonora Cipolloni, Natascia Pietrangeli, Santo Cicco, Laura Tiberi, i ragazzi “migranti”

(ospiti della Cooperativa Nuovi Orizzonti Sociali e della Città di Sulmona)

 e, per la prima volta sul palcoscenico, il piccolo Andrea.

Canzoni e musiche di Francesco Sportelli

Ideazioni e Regia Mario Fracassi

Lo spettacolo, costruito come un intreccio di storie e racconti, vuole essere l’occasione per riflettere insieme, teatranti, insegnanti e ragazzi, del destino di un’umanità sofferente e senza futuro che cerca speranza oltre frontiera affrontando un viaggio complesso e rischioso.

Il tema del viaggio (sulla carretta del mare che metaforicamente per noi è il teatro stesso), è il filo rosso che cuce e tiene insieme racconti antichi e moderni di tutte le migrazioni, è l’occasione per una riflessione poetica sugli enormi movimenti di popoli che attraversano i nostri anni, sulle ragioni del partire, di attraversare deserti e mari, sul senso di sradicamento e di smarrimento che lo spostarsi porta sempre con sé a qualsiasi latitudine.

La costruzione dell’intreccio di racconti e storie, centro e motore dello spettacolo, sarà l’impegno che avremo insieme ai ragazzi ai quali chiederemo di recitare brani biblici, racconti letterari, fatti di cronaca e immagini disperatamente attuali scritti e rielaborati da loro.

E' una umanità nutrita dalla speranza di un futuro migliore, quella che il Capitano, uomo di mare senza tempo e senza età, trasporta oggi verso il sogno italiano ed europeo. Dunque, è una umanità, quella dei profughi, interpretata, questa volta, da un gruppo di attori, ma che sarà successivamente sostituita dai ragazzi delle scuole con cui lavoreremo,  E i ragazzi nel ruolo di clandestini, nuovi migranti, riempiranno lo spettacolo di nuove storie scritte da loro, di sogni, di leggende, di riti propiziatori, di atti di coraggio, per solcare un mare dalla forza terribile, sospinti dal miraggio di un mondo nuovo, dove possa trovare spazio la realizzazione del sogno.



Lo spettacolo, prodotto in collaborazione con il CVM, è costruito come una sorta di laboratorio aperto, un cantiere in fermento, dove attori e storie cambieranno di volta in volta e a raccontarle si alterneranno, nella stiva, attori professionisti, studenti, insegnanti, profughi… gente comune che, insieme a noi si impegnerà a trasformare la stiva della nave in uno squarcio di mondo di oggi.



"L'ultimo viaggio del capitano" non è uno spettacolo teatrale. È la condivisione di un viaggio che, al contempo, è dentro ed è fuori se stessi.



È la partecipazione emotiva a un evento che, da rappresentato, diventa reale.



È il senso stesso dell'umanità che popola un palcoscenico.



L'incipit è il coinvolgimento personale dello spettatore che, colmo di attese individuali verso ciò che verrà proposto, in procinto di andare a sedersi in una comoda poltrona, si ritrova immerso in una penombra di attesa reale di qualcosa che sta per accadere ma che non si conosce.



Spuntano piccole luci che orientano il passo di uomini, donne e ragazzi che si avvicinano e sussurrano brevi storie di vita. E subito si è lì con loro, si percepiscono speranze, delusioni, motivazioni, timori. Quando si arriva in poltrona si è in viaggio, idealmente su un barcone, idealmente come profughi. Tale condizione diventa universale nel momento in cui il capitano cita il molo napoletano Beverello nel ricordo di una nera madre che cuce nelle orecchie dei profughi italiani, come cicatrice musicale, nel suo urlo disperato di addio, il nome "Salvatore". Nel mare gonfio, indispettito, prepotente e spaventoso siamo tutti uguali: si cerca il capro espiatorio, colui che è colpevole dell'ira vlcsnap-2016-09-28-19h26m05s296delle acque. Sul barcone in viaggio è un giovane disertore individuato dalla pagliuzza più lunga estratta nel giro della sorte, sulla barca che portava il venditore di colombe Iona era, appunto, Iona, traditore del suo Dio Elohim...

È facile additare la causa dello sfavore in una presenza scomoda e tentare di gettarla a mare, meno facile e infinitamente più saggio il pensiero del vecchio che afferma che, anche in presenza di un solo voto contrario, il giovane disertore va tenuto nella stiva.



Così viene da chiedersi se in quel momento impersoniamo nella vita il vecchio o colui che scaraventa il disertore a mare. La risposta rimane sospesa perché sul palco arrivano le vite e i sogni di quelle stesse persone che si erano avvicinate all'inizio con le loro torce e con i racconti soffusi.  Studiare, lavorare, vivere in pace, amare, fuggire dal male, studiare, lavorare, vivere in pace, amare, fuggire dal male, studiare, lavorare..... Sono i propri sogni. O le proprie necessità.



L'intero barcone di spettatori si specchia nelle persone che raccontano. Le storie si sommano a storie. Una cosa è immaginarle, una cosa è sentirle raccontare. Il mare continua a gonfiarsi e arriva un pugno nello stomaco. Cade giù Jean Baptist e poi Jasmine, poi Modu . Ed è come veder cadere in un soffio i propri sogni. Coglie il vuoto, lo smarrimento, la perdita di quei ragazzi conosciuti poco fa...... Rimangono fantocci a mare.



E fantoccio rimane il bimbo appena nato, o non nato, non affacciato alla vita, in un'apoteosi che suscita l'irreale per quanto cruda e reale. Il barcone e gli spettatori profughi proseguono, fino ad arrivare vicino a una terra, dove sono nati, merito loro, quelli che si stanno avvicinando per controllarli. Il capitano fa finta che vengano ad accoglierli. Tutti sono preoccupati: un primo colpo, un altro, si illumina la scena, poi lascia il buio. Il silenzio avvolge. Sembra assurdamente rumoroso. Delle persone conosciamo solo l'involucro.



(Fabiana Iacovitti)

Infine…

A partire da giovedì 2 febbraio 2017 per otto incontri ogni giovedì sera presso il Piccolo Teatro di via Quatrario di Sulmona dalle ore  18.30 alle 20.30 daremo vita ad un LABORATORIO TEATRALE PER ATTORI  “I MESSAGGERI DEL TEMPO” Incontri intorno alle “Metamorfosi” di Ovidio a cura de l regista e attore  Mario Fracassi.  Attraverso improvvisazioni mirate alla costruzione di una partitura, lavoreremo su quadri/scene teatrali dai più svariati registri,  inventeremo personaggi  porteremo i movimenti a intensità e precisione.  Un laboratorio di ricerca attoriale per indagare la spettacolare storia delle mutazioni dell’essere umano che si trasforma in essere arboreo o inanimato, per modellare la coscienza di divenire altro in una trasmutazione che sembra investire le radici stesse dell’universo delle “Metamorfosi”  dove Eco, innamorata di Narciso, non resterà che una voce, ma anche Narciso, invaghito di se stesso sino a lasciarsi morire, si ridurrà a un fiore; dove Pigmalione resta incantato da una statua d’avorio che egli stesso ha scolpito, una statua che sotto le sue mani diviene a poco a poco realtà palpitante di donna viva; dove l’amore innocente di Piramo e Tisbe, che muoiono a causa di un tragico equivoco, muta il sangue uscito dai loro corpi in bacche del gelso (l’albero del loro fatale incontro) da bianche divengono scure… tutto,  tutto lungo lo scorrere del tempo di un racconto che muta continuamente ma non ha mai fine. Un laboratorio teatrale per condividere insieme il praticare un teatro irriverente e poetico, basato su una drammaturgia che mischia l’alto e il basso e mette a fuoco il bestiario umano basato su un lavoro fisico espressivo che cerca l’essenza del gesto e la forza vivificatrice della parola poetica,che cerca la sua geometria.

Il numero massimo dei partecipanti è di 15 attori

A conclusione del lavoro è prevista una prova aperta al pubblico

Il gruppo degli attori, in una seconda fase, parteciperà alla realizzazione dello spettacolo

"Metamorfosi - Il poema del mondo" una produzione TSA – ClasseMista Teatro Musica

debutto Agosto 2017 all’interno della Badia Morronese