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martedì 29 settembre 2015

METANODOTTO E CENTRALE SNAM: PIZZOLA REPLICA A D'ALBERTO

SULMONA - "Va dato atto a Pasquale D'Alberto di aver sempre sostenuto la sua posizione favorevole al metanodotto e alla centrale Snam. Un convincimento che merita il massimo rispetto. come del resto lui ha sempre rispettato correttamente le opinioni contrarie.
Il problema, però, è che le sue convinzioni al riguardo sono basate su presupposti che non trovano riscontro nella realtà.Definire il metano "energia pulita" significa dire una cosa non vera.
Il gas metano, insieme al carbone e al petrolio, fa parte dei combustibili fossili, che sono i principali responsabili dell'effetto serra e quindi delle alterazioni climatiche che stanno mettendo seriamente a rischio il nostro pianeta. Si può dire, tutt'al più, che il metano è il meno inquinante tra i combustibili di origine fossile. Ma fino ad un certo punto perché il metano è un gas ad effetto serra 25 volte più potente dell'anidride carbonica. Pertanto esso, attraverso i vari usi, comprese le perdite delle reti, è tra i maggiori agenti climalteranti.D'Alberto stia sicuro : nessuno vuole tornare al medioevo o far morire di freddo i vecchietti nelle case di riposo.L'Italia non ha bisogno di ulteriori quantitativi di gas ma, al contrario, ha una sovrabbondanza di infrastrutture di importazione. Tra grandi metanodotti provenienti dall'estero e rigassificatori il nostro paese ha una capacità di importazione che supera i 120 miliardi di metri cubi l'anno. Ciò a fronte di consumi interni che , da anni, sono in costante calo. Il 2014 si è chiuso con un consumo di appena 61,4 miliardi di metri cubi, ovvero la metà delle disponibilità potenziali. Il fatto è che le previsioni di anni fa che davano in aumento i consumi di gas si sono rivelate sbagliate e per di più non si sono fatti i conti con la forte crescita delle fonti energetiche rinnovabili.A cosa serve, allora, il nuovo grande metanodotto "Rete Adriatica" ?
Per inciso va detto che la Snam gli ha dato questo nome perché inizialmente doveva passare lungo la fascia costiera; poi, chissà perché, è stato dirottato nelle aree interne dell'Appennino.
Sulle finalità di questa grande infrastruttura di 687 km ormai non vi sono più dubbi. Essa non serve nè alla Valle Peligna, né all'Abruzzo né all'Italia. Il gas che verrà importato dall'Azerbaijan attraverso il TAP (Trans Adriatic Pipeline, che dovrebbe approdare in Puglia) è destinato ad essere rivenduto in Europa e quindi ad incrementare i profitti della Snam.
Il nostro territorio è solo di passaggio ovvero, secondo i piani Snam, la nostra è solo terra di occupazione, terra di servitù.
D'Alberto afferma che bisogna "pensare a come poter utilizzare questa opportunità per lo sviluppo di questo territorio". Egli, evidentemente, non sa  che neppure un solo metro cubo di gas della "Rete Adriatica" si fermerà da noi e che la centrale di compressione non porterà posti di lavoro perché l'impianto sarà condotto in automatico a distanza dal centro della Snam Rete Gas di San Donato Milanese. Gli addetti si conteranno sulle dita di una mano e tutti altamente specializzati.
Dove sono, pertanto, le "opportunità" per noi?
Se c'è una cosa "antistorica" non è, come sostiene D'Alberto, la battaglia degli ambientalisti, ma è credere che lo sviluppo economico, in futuro, possa basarsi sull'energia prodotta dal termoelettrico, che invece è in forte crisi.
L'Enel ha infatti deciso di chiudere 23 centrali termoelettriche (per 11 mila MW di potenza installata) in quanto non più competitive, soprattutto per il notevole incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili, che ormai è arrivata ad assicurare un terzo del fabbisogno energetico del nostro paese. Il futuro dell'energia non è la combustione termoelettrica (ed infatti l'unica centrale esistente in Valle Peligna, quella dell'ex Fiat, è chiusa da anni) ma sono le fonti pulite : acqua, sole e vento.
D'Alberto afferma che "sulla pericolosità sismica hanno grandi perplessità molti autorevoli geologi" . Chi sono questi geologi? Può fare i nomi?
E' un dato di fatto che il tracciato del metanodotto (e il sito stesso della centrale) attraversa  i territori più altamente sismici dell'Appennino, correndo in parallelo o intersecando faglie attive.
Così come è un dato di fatto che i metanodotti, nonostante le rassicurazioni della Snam sulla sicurezza degli stessi, continuano ad esplodere da soli, senza la mano dell'uomo, come è successo a Mutignano di Pineto il 6 marzo scorso. Sempre più spesso le cause sono eventi naturali, perfino piccoli smottamenti di terreno.
Perché non si applica il principio di precauzione sancito dalla normativa europea e italiana?
Perché non si è scelto un tracciato, come ha raccomandato la Camera dei Deputati, dove il rischio sismico è molto più basso?
Anche ammettendo, in linea teorica, che sia possibile costruire una centrale di compressione alimentata elettricamente anziché a gas (attualmente non esistono impianti del genere in Italia) ciò significherebbe aver risolto il problema?
Innanzitutto i maggiori oneri di costruzione ( si parla di oltre 20 milioni di euro) e di esercizio verrebbero arbitrariamente scaricati sui cittadini, attraverso le bollette.
Ma questo vorrebbe dire che il metanodotto si farà con certezza lungo il tracciato prestabilito, che attraverserà la Valle Peligna per 20 km e la Provincia dell'Aquila per oltre 100 km, con tutti i rischi per l'incolumità pubblica e per l'ambiente, nonché tutte le limitazioni alle varie attività economiche, l'agricoltura innanzitutto, che un simile impianto comporta.
E che dire dell'impatto ambientale e paesaggistico della centrale in un'area posta all'ingresso del Parco nazionale della Majella e corridoio faunistico per l'orso e altri animali protetti?
E' questo il biglietto da visita che Sulmona offre ai turisti?
12 ettari di terreno agricolo sarebbero persi per sempre, con in più il rischio di trasformare l'area in un secondo nucleo industriale, attirando, quindi, altre attività potenzialmente inquinanti.
A tutto questo va aggiunto che il passaggio di ben 4 tubi di collegamento (di un metro e 20 ciascuno) a ridosso del cimitero, per di più in una zona piena di uliveti e vigneti, metterebbe a serio rischio la sicurezza del luogo sacro e, in futuro, ne impedirebbe ogni possibile ampliamento.
D'Alberto parla di una sorta di "pensiero unico" che nel corso del tempo si sarebbe formato contro il progetto della Snam. Stia certo che nessuno ha coartato la volontà dei politici. Le innumerevoli prese di posizione di contrarietà (deliberazioni, risoluzioni, leggi ecc.) adottate da Comuni, Province, Regioni e anche dal Parlamento, sono il frutto di dibattiti, confronti, analisi e riflessioni che in questi quasi otto anni di lotta sono state sviluppate nei territori interessati da questa mega opera.
Il problema vero è che tutto questo, purtroppo, non ha prodotto risultati. Se siamo ad un passo dall'autorizzazione è perché la "nostra" classe politica dirigente si è piegata, per incapacità o calcolo, alle imposizioni del Governo nazionale, a sua volta braccio operativo della volontà e dei corposi interessi delle multinazionali.
Molte, troppe carriere politiche dipendono dai vertici del Governo e del Partito. E di fronte alla scelta tra difendere il territorio o difendere la propria poltrona, i nostri principali rappresentanti istituzionali non hanno dubbi : scelgono quest'ultima".


                                   Mario Pizzola