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mercoledì 29 aprile 2015

PRIMO MAGGIO IL GIORNO DI SAN DOMENICO E DEI SERPARI

COCULLO - Ritorna il tradizionale rito dei Serpari legati a San Domenico. Un connubio  inscindibile per gli abitanti di Cocullo. Il piccolo Borgo dell'Abruzzo montano, dove da secoli, un tempo il primo giovedì di maggio, oggi, il primo a mezzogiorno in punto, si ripete immutato il rito il cui significato va ben oltre la semplice apparenza. Un rito che si posiziona a metà tra il sacro ed il profano dato che secondo l'antropologia culturale il gesto di porre delle serpi intorno alla statua di un santo esprime la soluzione dell'eterna opposizione tra il mondo naturale con tutte le sue insidie ed il mondo umano costretto a difendersi per sopravvivere.
San Domenico rappresenta una tipica figura del mondo medioevale: nacque nel 951 a Colfornaro, nei pressi di Foligno, e morì il 22 gennaio del 1031 a Sora. Visse nell'atmosfera della spiritualità monastica benedettina, dedito alla fondazione di eremi e di conventi in Abruzzo e nel Lazio. A San Domenico sono attribuiti diversi patronati la difesa contro le odontalgie, le morsicature di serpenti, cani idrofobi e lupi. Per gli abitanti del piccolo centro, dove il santo passò intorno all'anno mille, i patronati si riferiscono sia agli esseri umani che agli animali domestici. Due sono le reliquie donate dal frate benedettino alla chiesa di Cocullo: un dente molare ed il ferro della sua mula. Il primo, conservato in un reliquiario, viene baciato o posto sulla parte del corpo da guarire. Il secondo viene usato per "marcare" o solo toccare gli animali.
Un metodo per preservarli dai pericoli che la particolare natura dei luoghi rende più aspri e frequenti. I festeggiamenti in onore del santo cominciano la mattina con l'arrivo dei pellegrini provenienti da quei luoghi dove il culto per San Domenico è particolarmente sentito: Lazio, Molise e Campania. Pellegrini che durante la funzione religiosa ripetono antichi riti devozionali simbolici. Il primo è quello di tirare la corda in ferro della campanella per preservarsi dal mal di denti e poi, prelevare della terra, un tempo spazzatura della chiesa per usi apotropaici. La tradizione dice che sparsa sui campi o intorno alle abitazioni, essa tiene lontani i pericoli di ogni genere. Sciolta, invece, nell'acqua e bevuta, combatte la febbre. L'ora clou della manifestazione è mezzogiorno: il simulacro del Santo, portato a spalla da quattro persone, esce dalla chiesa e là, sul sagrato, atteso con ansia fremente dai serpari che pongono su di esso le serpi fino a riempirne la parte superiore. San Domenico è sentito come un personaggio che domina una salvazione non solo contro i serpenti, i morsi di animali velenosi o rabbiosi, ma che determina una salvazione di carattere universale contro i mali del mondo. Vincere la paura dei serpenti simboleggia in un certo senso superare ed affrontare con coraggio le avversità della vita.

Barbara Delle Monache