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lunedì 7 luglio 2014

CARCERE DI SULMONA, DETENUTO AGGREDISCE UN MEDICO E UN AGENTE

SULMONA - Nella mattinata di oggi un detenuto di alta sicurezza ha aggredito, nell’infermeria del carcere di Sulmona, ferendoli entrambi,  il medico di guardia H.E. e un assistente capo della Polizia Penitenziaria A.M.. "Il detenuto C.N. ( esponente di spicco della malavita calabrese), conosciuto nell’ambito peniotenziario per la riottosità più volte dimostrata al regime penitenziario, ha perso le staffe nel momento in cui, ad un sua pretesa di sottoposizione a visita specialistica ( sembrerebbe psichiatrica) ha ricevuto in cambio un niet da parte del medico"si legge in una nota giunta in redazione a firma del Segretario Provinciale e Vice Regionale della Uil Mauro Nardella.
" Nel preciso istante in cui si è visto non accontentato nella sua richiesta  ha rovesciato dapprima la scrivania addosso al professionista per poi assalire lo stesso con intenti malevoli. Il pronto e decisivo intervento dell’assistente capo, unico agente presente in un posto che ne dovrebbe prevedere almeno 3, evitava il peggio. Tuttavia il detenuto non domo riusciva a divincolarsi e con una sedia colpiva, ferendoli, dapprima il poliziotto e subito dopo il medico. Malgrado tutto il poliziotto, seppur ferito e completamente da solo,complice la gravissima carenza di organico che attanaglia il carcere peligno, riuisciva a bloccarlo e a renderlo inerme.
Il medico e il poliziotto, subito dopo, ricorrevano alle cure  del pronto socccorso ove una volta medicati venivano dimessi con una prognosi di 10 giorni  s.c. per entrambi".
La Uil penitenziari, nella persona del segretario provinciale e vice segretario regionale Mauro Nardella, si dice esterrefatto dell’episodio accaduto. Lo stesso sindacalista punta il dito contro la grave carenza di organico in entrambi i settori sia esso sanitario che della polizia penitenziaria e che sta rendendo  ingestibile e pericoloso il lavoro all’interno del carcere."Un medico per 60 visite giornaliere, un infermiere per 500 detenuti e un agente solo a vigilare sono gli scarni numeri che rappresentano un assurdo  scenario  che ci obbliga a vivere alla giornata e con le spine continuamente nel fianco. Fortunatamente la stragrande maggioranza dei detenuti risponde bene al regime penitenziario. Tuttavia in un carcere così sguarnito di personale il pericolo è sempre dietro l’angolo e abbassare la guardia potrebbe rappresentare una tragica fatalità.
Oggi abbiamo rischiato di scrivere  una pagina nerissima se non fosse stato per il collega che con la sua  prontezza di riflessi e capacità di agire ha evitato l’irrimediabile. Ad esso va il nostro plauso e la nostra solidarietà che esprimiamo anche nei confronti  degli operatori sanitari i quali, pur agendo in un regime di estrema precarietà lavorativa ( non hanno un contratto che formalizzi definitivamente il loro apporto, sono costretti a doversi sobbarcare un’ immane lavoro e che quotidianamente arriva ad essere fino a dieci volte superiore rispetto ad un medico di famiglia e con uno stipendio inadeguato) non fanno mai mancare il proprio supporto.
L’auspicio, che si spera non risulti ancora una volta vano, è che i dirigenti e i politici,  potenziali garanti della sicurezza di tutti gli operatori carcerari,  riconoscano, se non vorranno essere complici di possibili e ancor più gravi situazioni di questo genere, l’inadeguatezza delle piante organiche dei poliziotti, dei medici e del personale infermieristico e che si impegnino a integrarle con nuovi innesti.
A tal proposito stiamo ancora aspettando l’intervento promesso dall’on.le Legnini al quale, quindi, ne sollecitiamo l’azione"conclude Nardella.

Il Segretario Provinciale e Vice Regionale
Mauro Nardella