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mercoledì 30 maggio 2012

CARCERE, FP CGIL AL MINISTRO "ROMICE TORNI AL SUO POSTO"


SULMONA - Il direttore del carcere di Sulmona Sergio Romice deve tornare al suo posto. Lo chiede la Fp Cgil nazionale al Ministro della Giustizia, Paola Severino. Romice e' stato trasferito presso l'amministrazione penitenziaria di Pescara dopo l'ammissione alla detenzione domiciliare, per motivi di salute, del mafioso Michele Aiello, proprio dalla casa di reclusione di via Lamaccio. Aiello (condannato a 15 anni e 6 mesi per associazione mafiosa, ritenuto dai magistrati l'alter ego nella sanità di Provenzano)  soffre di favismo e il vitto carcerario ne metterebbe in pericolo la vita. Secondo il
sindacato è fuori luogo il
provvedimento per Romice, che non avrebbe  responsabilita' diretta nella vicenda.
“Il mafioso in questione" scrivono  il coordinatore Fp-Cgil Polizia penitenziaria, Francesco Quinti e la coordinatrice nazionale Fp Cgil del Dap, Lina Lamonica per il medesimo processo, era già stato scarcerato due volte, e per lunghi periodi, nel 2004 e nel 2010, per gli stessi problemi di salute, dall'Autorità giudiziaria palermitana, senza che la cosa suscitasse alcun clamore. Il procedimento di sorveglianza era stato istruito dal Tribunale dell'Aquila che, avendo ritenuto insufficienti le scarne relazioni sanitarie del carcere, aveva acquisito anche due perizie d'ufficio, che avevano evidenziato le medesime patologie a fondamento dei provvedimenti liberatori del 2004 e del 2010. Pertanto la direzione dell'istituto era del tutto estranea al procedimento, fra l'altro attivato a seguito di istanza del difensore, neanche transitata per gli uffici penitenziari”.

Per i sindacati quanto contestato a Romice sarebbe poco o nulla attinente al caso che ha suscitato perplessità dell'opinione pubblica, ovvero : irregolarità nella trattazione degli affari mancata informazione degli organi superiori, mancati approfondimenti del caso. “Vizi, questi, dell'attività amministrativa" aggiungono i due sindacalisti  "che sono ritualmente contestati per motivare un'intenzione punitiva, ma che nell'essenzialità del caso risultano evocati in maniera del tutto inappropriata”.

La Cgil evidenzia, inoltre, che i vertici del Dap “di cui appare ormai indiscutibile il disinteresse per la vertenza contrattuale dei dirigenti penitenziari sembra non tralascino alcuna occasione per nuocere alla categoria sacrificando oggi la dignità di un funzionario pur di soddisfare le esigenze manifestate da certa video-stampa”.  “Se non si corre sollecitamente ai ripari" concludono Quinti e Lamonica  "la vicenda ha preso un corso tale da influire negativamente sulla fiducia che deve legare i dirigenti penitenziari alla propria amministrazione”.