SECINARO- “In Italia, contrariamente a quanto
si pensa, non abbiamo più municipi rispetto all’Europa”. Ad affermalo è Luigi
Fasciani Presidente della comunità montana Sirentina “I numeri di questa
evidenza sono i seguenti: nella nostra nazione ci sono 8.094 comuni uno ogni
7.790 abitanti; in Germania ce ne sono 11.334 gaimeinden uno ogni 7.213 abitanti; in Francia, arrivano
a quota 36.680 comunes in pratica uno ogni 1774 abitanti; in Spagna ci sono
8.116 comuni uno ogni 5.687 abitanti, mentre in Inghilterra 9.434 wards uno
ogni 6.618 abitanti, concludendo in Europa c’è una media di un comune ogni
4.132 abitanti. Questi dati” continua Fasciani “evidenziano che il vero problema
non è il numero dei comuni, ma se mai è necessario aumentare le percentuali di
gestione associata dei servizi. Un aumento in linea con quanto previsto
dalla legge
78/2010 che potrebbe portare ad una maggior efficienza dei servizi ed anche ad
un deciso risparmio. Questa economia potrebbe essere garantita andando a ridare
vigore al “capitale sociale” di impegno civico a bassissimo costo,
rappresentato dagli amministratori locali comunali, circa
21.593, in tutta Italia
che costano come 27 deputati”. Inoltre bisogna tenere conto anche dalla
conformazione e dei raggruppamenti comunali. Infatti, in Italia su 5.638 comuni
sotto i 5 mila abitanti 3.124 fanno parte di una comunità montana mentre 1.271
di una unione dei comuni. “Questa ulteriore evidenza” Sottolinea Fasciani, “induce
a pensare che
le comunità montane, in quanto già unioni di comuni, e in una sana
prospettiva di governance dei territori, potrebbero diventare il perno di un
nuovo e più efficace sistema dei servizi locali, questo anche rispetto alla
costituzione di altre unioni o consorzi intercomunali”.
Inoltre,
il nuovo
assetto territoriale, oltre alle prassi per così dire standard, come
l’associazione dei servizi tecnici, sociali di anagrafe, protezione civile e
altro, deve tenere conto anche delle nuove conquiste e possibilità arrivate
dalle tecnologie informatiche. Le stesse che adeguatamente sfruttate, possono
dare vita a dei risparmi notevoli in termini di tempo e costi. “Questi
elementi” continua Fasciani “insieme ad delle quote minime di associazione,
devono essere affrontate nei tavoli istituzionali tra Uncem, Anci e sindaci, in modo da ridare corpo al processo
avviato nel 2010 e che oggi ha portato anche ad una razionalizzazione delle
comunità montane. Queste, nella loro nuova funzione potrebbero diventare dei
punti di forza per i territori, realmente montani. Un fatto sostanziale e meno
mediatico quindi, differente dalle assurde manovre per eliminare i piccoli
comuni e tagliare i costi della politica dove, in realtà, i costi, non ci
sono”.
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